GROTTAMMARE. Il disegnatore e illustratore Angelo Maria Ricci vanta una lunga carriera nel mondo del fumetto. Ha lavorato con tantissime testate storiche come Mister No, Martin Mystère, Tiramolla e il Corriere dei Piccoli fino a diventare collaboratore fisso della Astorina, disegnando Diabolik. Una sua mostra permanente è ospite al Mic, Museo dell’Illustrazione contemporanea in piazza Kursaal a Grottammare dove sono esposte le sue tavole originali.
Angelo quando ha capito che il disegno sarebbe diventato il suo mestiere, che ha sempre svolto con tanto successo?
Diciamo che fin da subito ho avuto le idee ben chiare. Terminato l’istituto d’Arte di Terni, e anche se i miei genitori non condividevano la mia scelta, decido di partire per Milano e seguire così i miei sogni, tentando la fortuna. Avevo poco più di venti anni quando vado via da Rieti senza soldi e conoscenze, ma contando solo sulle mie abilità da disegnatore. E pensare che avevo un probabile posto fisso all’Inps, in sostituzione di mio padre ormai prossimo alla pensione, allora funzionava così.
Lei, originario di Rieti, dopo aver conseguito il diploma all’Istituto d’Arte decide così di trasferirsi a Milano per inseguire il suo sogno di diventare fumettista. Che periodo è stato questo per lei?
Ho iniziato come disegnatore di fumetti umoristico ispirandomi a Jacovitti, Tiramolla, Cucciolo, Beppe, Topolino e poi una volta che mi sono trasferito a Milano per tentare questo colpo di fortuna mi sono trovato davanti a una realtà diversa. Quindi dopo due anni di dura gavetta, durante i quali ho fatto diversi mestieri per mantenermi, continuando a studiare di sera i disegnatori realistici, finalmente sono riuscito a cambiare stile e ad adeguarmi al fumetto realistico tipo Bonelli, L’intrepido e via dicendo. Così ho iniziato lavorando per le case editrici erotiche, come del resto accade alla maggior parte dei più grandi disegnatori italiani, per poi iniziare le collaborazioni per importanti case editrici tipo Bonelli, Astorina di Diabolik, Monello l’Intrepido. Insomma il percorso professionale che ho intrapreso è quello di buona parte dei fumettisti; naturalmente per quanto mi riguarda con il disegno realistico e non umoristico
Come erano scandite le sue giornate lavorative quando era nel pieno della sua attività?
Sicuramente la mattina a mente fresca riuscivo a creare a matita le varie situazioni dei fumetti. Del resto i fumetti non sono altro che un film, o telefilm, che va sviluppato secondo le situazioni, i personaggi e le condizioni ambientali per cui appena sveglio mi riusciva benissimo. Mentre il pomeriggio passavo all’inchiostrazione a pennello e china, un’attività sicuramente più rilassante e meno impegnativa: questo era il metodo di lavorazione che si usava in quegli anni. Adesso invece il matitista disegna con il computer. Mio figlio Marco, ad esempio, realizza l’inchiostrazione al computer, ovvero la fumettatura e la retinatura cioè la colorazione e ripassa l’inchiostro, tutto avviene al computer. Marco da circa quindici anni è un valido aiuto e adesso che mi sono fermato per motivi di salute e di stanchezza, lui continua il suo lavoro con un altro matitista. Durante le mie giornate lavorative la musica è sempre stata un’ottima compagnia, essendo un grande appassionato di chitarra e musica blues.
Nel 2000 decide di trasferirsi definitivamente a Grottammare. Cosa l’ha colpita di questa città?
Nel 2000 mi sono trasferito a Grottammare perché dopo aver vissuto trentadue anni a Milano avevo bisogno di un po’ di pace, di vivere vicino al mare. Così avendo già una casa a Grottammare ho preferito trasferirmi qui piuttosto che tornare a Rieti. In questa città ho trovato la mia serenità e la voglia di lavorare, continuando, per ben 23 anni, collaborazioni con Milano e quindi anche DiaboliK
Oggi lei non disegna più. Le manca un po’?
Sì mi manca molto Diabolik ma purtroppo da qualche giorno per motivi di salute ho dovuto fermarmi. C’è un grande vuoto dentro di me, ma adesso devo curarmi e pensare alla mia salute.