SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La Regione Marche si avvia verso il recepimento della normativa nazionale, ma nel frattempo il vaccino contro il meningococco di tipo B rimane un peso tutt’altro che lieve sulle spalle dei cittadini, soprattutto di quelli con figli a carico.
A seguito dei casi di manifestazione della malattia portati all’attenzione dai media nazionali, la paura del contagio ha spinto molti cittadini a ricorrere alle vaccinazioni contro la meningite, soprattutto nei più piccoli che sono per antonomasia fra le fasce più a rischio della popolazione. Nel caso dei lattanti infatti, il vaccino è stato fortemente indicato dalle associazioni mediche che collaborano nel Board del Calendario per la Vita, con specifica indicazione di renderlo gratuito su scala nazionale a fronte dei rilevamenti che hanno sottolineato come “il verificarsi anche di pochi casi rappresenti un evento drammatico agli occhi della popolazione, gravato da un’elevata probabilità di morte e di sequele permanenti”.
Nonostante il Governo centrale sia già intervenuto nel settembre 2016 con un nuovo piano nazionale vaccini che comprende nella nuova fascia di somministrazioni gratuite anche l’anti-meningococco B, molte amministrazioni regionali sono ancora in fase di adeguamento alla normativa nazionale. Fra queste anche la Regione Marche.
A oggi infatti il costo del vaccino in terra marchigiana è totalmente a carico del cittadino e si attesta intorno agli 80 euro per dose. Considerando che la formula prevede l’iniezione di tre dosi più un’eventuale quarta di richiamo, la spesa stimata si aggira fra i 240 e i 320 euro per ciclo di vaccinazione.
Dalla Regione Marche tuttavia arriva la rassicurazione che nei prossimi giorni la normativa nazionale verrà recepita e fatta entrare in vigore, insieme a un’altra iniziativa inerente l’argomento vaccini.
Stando alle dichiarazioni del consigliere regionale Fabio Urbinati, la Regione si preparerebbe a un’altra manovra in parallelo che farà delle vaccinazioni di base, già gratuite per i bambini da zero a tre anni, un requisito necessario per l’iscrizione presso asili nido e scuole per l’infanzia pubbliche e convenzionate con lo Stato.
“La scelta – ha spiegato Urbinati – Vuole garantire la sicurezza dai rischi di contagio per tutti i bambini che saranno accolti nelle strutture pre-scolari e sarà accompagnata da una campagna informativa che attraverserà tutte le province della Regione”.