SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Se non avessimo sfiduciato Marino, non saremmo arrivati nemmeno al ballottaggio”. A quasi due anni dalla decisione di far saltare l’amministrazione capitolina, Matteo Orfini difende quel provvedimento, nonostante le successive elezioni abbiano poi spalancato le porte al Movimento Cinque Stelle e a Virginia Raggi.
“La gente oggi ci rinfaccia di averlo fatto troppo tardi – afferma l’onorevole – compimmo una scelta difficilissima, altri due anni con Marino avrebbero fatto scomparire il Pd a Roma. Se i Cinque Stelle fossero seri, farebbero quello che facemmo noi per il bene della città”.
Ospite nella sede dell’Associazione Pescatori nell’ambito degli incontri organizzati da ‘Left Wing’, il presidente nazionale dei democrat racconta il proprio rapporto con gli iscritti: “Ovunque vado trovo tante persone vogliose di ascoltarci. Il Pd c’è sul territorio, abbiamo organizzato più di mille Feste dell’Unità. Dobbiamo tornare ad avere il coraggio di andare in posti dove c’è il rischio di prendere qualche insulto”.
Promossa a pieni voti la legislatura che sta volgendo al termine: “Sfido chiunque a dire che nel 2013 avrebbe scommesso sul successo di questo quinquennio. Credo che si siano fatte più cose di sinistra di quelle che hanno fatto quando stava al governo chi ha lasciato il Pd. Non accetto che chi non è riuscito a cambiare il Paese ora dia lezioni senza prima spiegarci perché ha fallito”. Chiare stoccate a D’Alema e soci accolte dagli scroscianti applausi della sala.
Riguardo al voto della prossima primavera, nessun pronostico ma un unico grande timore: “La ripresa che stiamo celebrando è figlia di quello che ha fatto questo Governo. Non possiamo permetterci un esito elettorale come quello della Capitale. Ci ritroveremmo Di Maio premier, Di Battista agli esteri, la Taverna alla cultura e la Lombardi alla pubblica istruzione”.