venerdì 31 Marzo 2023
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Guerra e gas, i Cinque Stelle ribadiscono il no alle trivellazioni: “Il futuro passa per le fonti rinnovabili”

I grillini sambenedettesi: "Di gas in Italia ne è rimasto pochissimo, e comunque è costoso e non conveniente da estrarre"

Con la guerra in Ucraina è tornata di prepotente attualità la questione del gas, con annesso coinvolgimento del tema delle trivellazioni. Tanti i ripensamenti sull’argomento, ma a restare fermo sulle proprie posizioni è il Movimento Cinque Stelle.

“In Italia solo una piccolissima parte viene prodotta entro i nostri confini, sia a mare, sia a terra”, segnalano i pentastellati di San Benedetto. “Sul tema dell’estrazione di idrocarburi l’Italia è uno dei territori più studiati al mondo, perché sin dai tempi di Mattei è stata setacciata centimetro per centimetro alla ricerca di giacimenti, sebbene si sia capito abbastanza presto che almeno per quanto riguarda il petrolio, avremmo avuto produzioni di pessima qualità”.

“È ora di smettere di farci prendere in giro: se in Italia ci fosse gas a volontà, i primi felici sarebbero proprio loro, le lobby internazionali degli idrocarburi, ma la realtà è diversa, molto diversa. Di gas ce n’è poco ed è piuttosto costoso estrarlo. Nel 2008 abbiamo estratto circa 9 miliardi di standard metri cubi, nel 2021 3,5, con una tendenza chiara alla progressiva riduzione. Si stima che le risorse rimaste nel nostro sottosuolo – terra e mare – si aggirino attorno agli 80/90 miliardi di standard metri cubi, pari a circa il nostro fabbisogno di un anno, ma andrebbe raschiato il fondo del barile e non è detto che qualcuno decida di farlo, visti i costi di produzione. Il timore è che, dati i margini risicati, per ulteriori estrazioni si mediti di risparmiare sulle operazioni al contorno mettendo ancora più a rischio il territorio. Il gioco vale la candela?”.

I Cinque Stelle si concentrano quindi sulle Marche: “Nel 2021 si sono estratti appena 5,5Msmc di gas – cioè il consumo in Italia di due giorni – ma i pozzi e le piattaforme sono destinati a rimanere in loco per decenni, se non per sempre. Alla luce della casistica diffusa, appare abbastanza chiaro che a una multinazionale degli idrocarburi la qualità ambientale di un luogo interessi veramente poco, al netto dei proclami”.

Viene pertanto fatta una fotografia della situazione attuale: “Ci sono 1300 pozzi, di cui solo 500 danno ancora qualche metro cubo di gas, 248 concessioni di ricerca, 49 nuove istanze di permessi di ricerca. Dal 1895 al 2016 i pozzi perforati sono stati in totale 6797. Inoltre occorre sfatare delle leggende metropolitane: noi trivelliamo le nostre terre e i nostri mari dal 1895, Croazia, Montenegro, Bosnia e Albania da pochi decenni: ecco perché loro potrebbero estrarre dai reservoir ancora del gas, e noi no; di gas in Italia ne è rimasto pochissimo, e comunque è costoso e non conveniente, da estrarre; in Italia, cosi come in Europa, non ci sono delle riserve di gas di scisto. In conclusione riteniamo che il futuro energetico del nostro paese debba necessariamente passare per le fonti rinnovabili, anche attraverso ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, oltre all’utilizzo delle già consolidate nei riguardi di sole e vento, senza dover ancora tornare a discutere di idrocarburi laddove benefici per pochi si tramutano spesso in disastri ambientali per molti”.

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