ASCOLI PICENO
Venti sindaci uniti contro l’aumento delle bollette dell’acqua. “Dal 2016 in poi le Marche ed il Piceno sono stati i territori che più hanno subito le conseguenze del sisma. Si sono aggiunti la pandemia e l’aumento dei costi energetici legati in particolar modo al conflitto russo-ucraino che hanno aggravato la situazione socio-economica nei nostri territori”. A lamentarsi sono i primi cittadini di Castorano, Cossignano, Folignano, Force, Grottammare, Montelparo, Monteprandone, Offida, Ripatransone, Rotella, Spinetoli, Acquasanta, Arquata, Comunanza, Appignano, Castignano, Montegallo, Palmiano, Roccafluvione e Venarotta.
“Nei giorni scorsi, a seguito della convocazione dell’Assemblea d’Ambito, in qualità di Sindaci siamo stati messi a conoscenza della proposta di aggiornamento delle predisposizioni tariffarie dell’AATO5 Marche Sud Ascoli Piceno – Fermo. Analizzando la documentazione pervenutaci, oltre che una dichiarazione dei soli Sindaci di Ascoli, Fermo e San Benedetto, si è potuto evincere come si sia avallata la variazione del teta 2022: 8,45%; teta 2023: 7,5%; teta 2024: 7,3%. Variazioni per le quali il gestore Ciip spa sarebbe tenuto ad applicare l’aggiornamento tariffario per l’anno 2022 con riferimento ai consumi di competenza a partire dal primo gennaio 2022. Ciò vorrebbe dire che a partire dal 1 gennaio 2023 gli utenti si troverebbero a dover sostenere un aumento tariffario del 16% per arrivare al 2024 con un aumento ulteriore del 7,3%. Aumenti che, complessivamente, se parametrati alla tariffa attuale, sarebbero del 25% circa”.
Gli amministratori parlano di proposta “fuori luogo rispetto alle difficoltà che i cittadini dei nostri territori affrontano, difficoltà che in molti casi vengono attenuate dai Comuni, i quali si troverebbero a dover sopportare gli aumenti tariffari anche per tutte le utenze di competenza”.
I sindaci si soffermano inoltre su un aspetto: “Dinanzi a ricavi di 54 milioni di euro del 2021, da qui a 3 anni il gestore andrebbe ad implementarli ipotizzandoli sino a quasi 75 milioni di euro, con un aumento netto dei ricavi – in particolare derivanti dall’aumento tariffario – di quasi venti milioni. Tali voci di aumento non sono però suffragate da un aumento dei costi operativi di pari importo i quali passerebbero dai 19 milioni del 2021 ai 24 del 2025 con un aumento massimo quindi di 5 milioni. Solo nel 2022 si registrerebbe un aumento importante dei costi operativi, che però potrebbe essere facilmente attenuato dai risultati di esercizio. Su quest’ultimi è infatti importante accendere un faro: si passerebbe dai 5,5 milioni dello scorso anno ad addirittura 14 del 2025. Alla luce di quanto sopra evidenziato si invita il presidente ATO a trovare soluzioni alternative che evitino l’aumento drastico delle tariffe a carico dei cittadini e delle casse degli enti locali. Sarebbe paradossale per un Comune da un lato dover provvedere a creare fondi per l’aiuto alle bollette per i meno ambienti e dall’altro sostenere l’aumento per un bene essenziale come quello dell’acqua”.
I venti sindaci, pertanto, non parteciperanno alla votazione dell’atto. “Invitiamo a provvedere alla ricerca di soluzioni diverse dall’aumento tariffario del 25% prospettato”.