SAN BENEDETTO DEL TRONTO. “Campione di incoerenza”. E’ l’accusa lanciata dal consigliere regionale e dal coordinatore comunale di Fratelli d’Italia Andrea Assenti e Luigi Cava ad Alessandro Marini dopo le esternazioni dell’esponente Dem sui finanziamenti.
“Dire tutto e il contrario di tutto – affermano i due esponenti el partito meloniano – è una peculiarità del Partito Democratico che, in linea con la sua natura, pensò nelle ultime elezioni comunali di mettere propri candidati nelle liste di due diversi candidati sindaco, ma che proprio Alessandro Marini, emblema di quel tradimento, sia divenuto portavoce di chi detiene tale primato, sfiora il ridicolo”.
“Il fenomenale Marini, per il suo tradimento, venne espulso dal Partito Democratico e dopo un lungo esilio oggi risulta riammesso perché da quelle parti funziona così con chi è campione di incoerenza. Il giovane parolaio, tuttavia, forse a causa della sua ansia di prestazione nel voler recuperare il tempo perduto, commette un altro errore che potrebbe essere fatale per una riconsiderazione del partito”.
Per Assenti e Cava il centro della questione è infatti questo: “Con dichiarazioni rese alla stampa – spiega – sconfessa clamorosamente un leader storico del suo partito come Luciano Agostini che proprio alcuni giorni fa ha dichiarato alla stampa quanto fosse necessario sostenere la Direttrice della AST Natalini. Invece Marini si spinge addirittura a sostenere le dimissioni della stessa chiamando in causa Fratelli d’Italia che sarebbe distratta ad ascoltare la voce di chi le invoca”.
“Insomma – continuano – Agostini invita tutti ad avere fiducia nei confronti della Natalini sottolineando quanto il territorio sia stato fortunato per l’incarico affidato da Acquaroli ad una professionista così competente, mentre Marini auspica le dimissioni della nuova Direttrice. Quale sia la linea ufficiale del PD lo scopriremo nei prossimi giorni, ma è certo che se venisse confermata quella dell’ex parlamentare Agostini il giovane esponente del PD Alessandro Marini rischierebbe di essere nuovamente cacciato dal partito”.