giovedì 30 Marzo 2023
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Anima e la provocazione di Mariani: “E’ simile alle vele di Scampia”

GROTTAMMARE – Il Gruppo Consigliare “Grottamare Futura” entra nel merito della questione “Grande Opera Anima” e in risposta alle accuse mosse dal sindaco Piergallini e dal presidente Vincenzo Marini Marini contro il soprintendente Gizzi, reo di essere “l’autore dell’incomprensibile difesa delle “Vele” di Scampia e dell’inerzia sull’abbandono di pregiate opere architettoniche della città partenopea”.

Il capogruppo consiliare Sandro Mariani ricorda all’amministrazione come anche la sinistra, negli anni passati, si sia mossa in difesa di questi “enormi errori stilistici e urbanistici compiuti negli anni settanta”. In una nota inviata agli organi di stampa il consigliere Mariani si meraviglia di come “questa amministrazione di sinistra abbia così poca memoria della propria storia politica e culturale. Sarà opportuno ricordargli pacatamente che fu proprio grazie all’elaborazione critica di quei grandi errori stilistici e urbanistici compiuti in buona fede negli anni settanta – Scampia a Napoli, Zen a Palermo e Corviale a Roma – che a sinistra, almeno in quella ancora capace di fare autocritica, cominciò ad emergere una cultura di radicale sostegno alla “conservazione” delle forme, delle identità, dei luoghi e dei paesaggi. In pratica, la cultura della sinistra iniziava faticosamente a liberarsi dal mito dello sviluppo modernista e a fare i conti con la grande profetica lezione di Pasolini sulla “forma della città” e sulla “mutazione antropologica”, con la sua feroce critica all’ambiguità ideologica della società dei consumi”.

Mariani intravede un paralelismo tra il progetto Anima e la costruzione dei grandi agglomerati urbanistici degli anni ’70: “Paradossalmente anche allora – esattamente così come cerca di fare oggi il progetto Anima –Scampia, Zen e Corviale rappresentarono un tentativo, tutto ideologico e perciò esterno alla complessità della concreta azione politica, di riqualificare il degrado delle periferie attraverso una serie di “interventi esemplari”. Interventi miracolistici che – grazie alla sola maestosa forza del segno architettonico – sarebbero stati in grado di modificare i contesti sociali ed avviare così, ipso facto, virtuosi e immaginifici processi di “rinnovamento”. Ma almeno quelle utopie nacquero sulla spinta di una reale emergenza sociale, cioè dare dimora ai senza casa. E’ proprio l’amara lezione di quegli sfortunati grandiosi interventi urbanistici che ci permette di riconnettere il presente con il passato. Forse, politicamente parlando, sarebbe il caso di approfittare dei rilievi della Soprintendenza e fermarsi, per prendere tempo e riflettere”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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