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Fai, in riviera in mostra la Villa Marittima Romana e la San Benedetto dei cunicoli

Sabato e domenica visite a contributo libero in luoghi inaccessibili o poco conosciuti
di Redazione
14 Ottobre 2021 | 17:11

I Giovani del FAI, con il supporto di tutte le Delegazioni, i Gruppi FAI e i Gruppi FAI Ponte tra culture, propongono per sabato 16 e domenica 17 ottobre la decima edizione delle Giornate d’Autunno con visite in 600 luoghi solitamente inaccessibili o poco noti in 300 città d’Italia tra cui 42 luoghi del Ministero della Difesa, dello Stato Maggiore della Difesa e delle Forze Armate, aperti in occasione del centenario del Milite Ignoto.
Torna la grande festa delle Giornate FAI, la più importante manifestazione di piazza dedicata al nostro patrimonio artistico e culturale. Con energia, coraggio, voglia di fare, di migliorare e migliorarsi, di condividere e soprattutto con una passione travolgente per il nostro Paese, oltre 5.000 tra delegati e volontari FAI sono pronti a far innamorare tutti gli italiani dell’Italia. L’opportunità, ogni anno nuova e diversa, per accostarsi a un patrimonio smisurato e policromo, raccontato per l’occasione con l’entusiasmo contagioso di tutti i giovani che sposano la missione culturale del FAI: diffondere e coltivare la consapevolezza che l’Italia custodisce tesori inestimabili, fondamento dell’orgoglio che ogni cittadino prova davanti all’eccezionale bellezza del Paese e solida base su cui costruire la prosperità del futuro.

Il catalogo dei luoghi visitabili prevede più tipologie rappresentate: dai complessi religiosi ai palazzi, dai borghi, alle aree naturalistiche e molto altro. Sabato 16 e domenica 17 ottobre in mostra la Villa Marittima Romana e la San Benedetto dei cunicoli, a cura del Gruppo FAI di San Benedetto del Tronto e del Gruppo Giovani. La prenotazione online è consigliata e i posti sono limitati. I turni di visita sono previsti nelle seguenti fasce orarie: sabato 10-13 e 15-18, domenica 10-13 e 15-18.

La villa, ritrovata nel vecchio incasato nel 2010, durante i lavori di ristrutturazione della scuola “Castello”, potrebbe appartenere al genere di ville marittime che erano utilizzate dall’aristocrazia durante i periodi di riposo dalle attività politiche, per dedicarsi all’otium, oppure essere una impresa produttiva, vista la distanza a non più di un chilometro dal mare, e per la produzione di garum, la salsa per condimenti più amata dagli antichi. Con la supervisione della Soprintendenza, furono condotti scavi archeologici da piazza Sacconi fino all’interno dell’edificio che un tempo ospitava la scuola elementare “Sciarra” (meglio nota come scuola “Castello”). Riemerse un pavimento a mosaico, relativo alla stessa fase di vita di quello rinvenuto in piazza Sacconi, ma sicuramente più pregevole che, all’interno di una cornice nera, presenta delle pietre colorate incastonate tra le tessere bianche. A ovest si poteva accedere alla stanza da una porta la cui soglia è sottolineata da una decorazione a mosaico in bianco e nero. Al centro si può riconoscere una parte della raffigurazione di un crostaceo, probabilmente un gambero che sembrerebbe alludere alla ricchezza del mare e alla fortuna del proprietario della dimora.

Lo scavo ci ha restituito anche alcuni interessanti frammenti di intonaci dipinti nella tecnica dell’affresco, testimonianza della ricchezza decorativa delle pareti di questo settore abitativo. La stanza, rinvenuta a poca distanza dal Torrione, colpisce per l’eleganza della sua pavimentazione. Il ritrovamento della stanza ha permesso di ipotizzare l’aspetto dell’intera villa romana marittima. Dobbiamo immaginare un ambiente probabilmente porticato, su cui si apriva una sequenza di stanze. Il grande soggiorno era il locale caratterizzato dal mosaico con inserti di pietre colorate a cui era collegata una stanza più piccola a nord, con il piccolo mosaico in bianco e nero. Questa struttura era tipica delle ville aristocratiche dell’epoca, concepite come delle vere e proprie suites. Tali stanze erano costituite da un ampio salone di ricevimento affiancato da una o più stanze di riposo. Tali ritrovamenti evidenziano non solo le dimensioni della villa, ma danno anche la percezione delle numerose attività che si svolgevano. Il ritrovamento della villa indica che la città aveva una funzione ben precisa nell’organizzazione economica e sociale romana. Per la comunità sambenedettese è stato un segnale di rinnovata dignità che ci spinge a riscrivere la storia della città, soprattutto a seguito di altri reperti ritrovati in vicolo dei Neroni, che fa riferimento ai resti di un tratto di colonnato e di un mosaico a tessere nere. Lungo via Rossini, invece, alcuni resti umani adagiati nelle vasche romane utilizzate a mo’ di tombe, ci indicano che l’attuale Paese Alto era un fermento di attività anche in epoche successive a quella romana.

Nel sottosuolo del quartiere Castello, nella zona compresa tra via Marinuccia a nord e via dei Bastioni ad est, via Fileni a sud e Case nuove ad ovest, a seguito di indagine topografica e geotecnica, è stata rilevata la presenza di grotte e cavità artificiali. Oggi non tutte le grotte e i cunicoli sono percorribili, a causa di riempimenti o crolli, ma è molto probabile che essi fossero, almeno in gran parte, tra loro collegati.

Il più importante, che visiteremo nel corso delle Giornate FAI, è quello che si estende sotto Palazzo Piacentini e che risale ai primi anni del I secolo d.c. Gli altri presentano caratteristiche diverse, in tema di rivestimenti, dimensioni, percorribilità; alcuni sono in pendenza, altri pianeggianti, altri terminano a croce o presentano nicchie laterali. L’origine di San Benedetto è connessa con il fiume Tronto, conosciuto prima di Cristo e di cui parlano storiografi e geografi greci e latini. La morfologia costiera era differente da quella odierna: non era presente la cimosa sabbiosa che attualmente costituisce la spiaggia; la costa presentava diversi ricoveri marittimi e dopo il passaggio dei Viburni, in un anno imprecisato ma vari secoli prima di Cristo, compaiono i Piceni, staccatisi probabilmente dai Sabini, che, guidati da un picchio, dice la leggenda, giunsero alla foce del fiume Tronto. I Piceni erano un popolo prevalentemente guerriero e le considerazioni sul loro carattere bellicoso, se collegate alla presenza di una città fortificata, Castrum Truentinum, riferibile secondo alcuni storici a San Benedetto, potrebbe portare ad ipotizzare già l’esistenza di un primo rudimentale sistema difensivo con cavità e cunicoli sotterranei scavati nel terreno sabbioso nella zona dell’attuale Paese Alto. La leggenda narra anche che in questi cunicoli fu scavato il vano che accolse le spoglie del Santo Benedetto Martire, in un cunicolo che potrebbe aver nome di catacomba che permetteva di raggiungere le spoglie del santo e che avrebbe avuto inizio nella parte meno elevata del villaggio, forse nella parte iniziale dell’attuale Via Fileni, per terminare sotto la piccola pieve, in corrispondenza della porta laterale che immette all’interno della Chiesa.

Adele Gabrielli, capogruppo FAI San Benedetto: «E’ un nuovo segnale per il ritorno delle visite in presenza ai nostri beni e ai nostri paesaggi. I Apriremo Villa Marittima e accompagneremo i visitatori ad un viaggio attraverso la San Benedetto sotterranea, alla scoperta delle origini della nostra città. Il mio ringraziamento particolare per il generoso sostegno va alla Protezione Civile e ai volontari della Croce Rossa Italiana che per l’ennesima volta affiancano il FAI, in questo particolare periodo di emergenza sanitaria. Ringrazio le scuole, gli Apprendisti Ciceroni e i volontari del gruppo».

Ilario Di Luca, capogruppo FAI Giovani San Benedetto e coordinatore Giovani Marche: «L’importante collaborazione tra Gruppo di San Benedetto del Tronto e Gruppo Giovani continua anche in occasione della decima edizione delle GFA. Con questa apertura l’intento è continuare conoscere i beni della città di San Benedetto del Tronto, luoghi storici importanti che sono rimasti nascosti o chiusi negli anni e che hanno contribuito alla storia sambenedettese. Infatti solo conoscendo i nostri beni possiamo iniziare ad amarli ed apprezzarli. Diversi inoltre sono i gruppi di giovani che si stanno impegnando, assieme alle tante delegazioni marchigiane per proporre ben 46 aperture su tutto il territorio marchigiano».

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