GROTTAMMARE – Tanto rumore per nulla. Difficile comprendere cosa sia davvero accaduto dietro le quinte di una polemica che ha infiammato mezzo territorio negli ultimi mesi. Perché è bastata una riunione tra Tschumi e Gizzi alla presenza di Marini Marini e del sindaco di Grottammare Enrico Piergallini, per risolvere la vicenda di Anima.
Quello che però non si è capito è quali siano stati gli argomenti che hanno convinto il Soprintendente a tornare sui propri passi. Questo perché a leggere la nota inviata dalla Fondazione Carisap sembra che tutti gli ostacoli siano stati superati. “L’atteso incontro tra Bernard Tschumi e Stefano Gizzi – si legge nel documento – si è svolto in un clima disteso e collaborativo, ha segnato una svolta decisiva nel percorso che porterà alla realizzazione, a Grottammare, del primo progetto di Bernard Tschumi in Italia”.
Una grande vittoria per il territorio. Anima – e va detto senza ironia – è davvero una cosa importante e se davvero l’opera si farà e Tshumi ci metterà la firma, c’è soltanto da applaudire i protagonisti di questa storia.
La domanda che però l’umile passante si pone è: di cosa abbiamo parlato in tutti questi mesi? E’ una domanda lecita perché le polemiche sono state feroci. L’un contro l’altro armate, le due parti, se le sono date di santa ragione. O meglio: la Fondazione ha attaccato su tutti i fronti possibili le scelte annunciate dalla Soprintedenza mentre il (quasi) silenzio assenso proveniente dall’altro lato faceva presagire che il messaggio, effettivamente, fosse: “Si, la Grande Opera non s’ha da fare”.
E’ arrivata la riunione e tutto sembra esser finito a tarallucci e vino. Ottima cosa. Però qualche domanda è lecita visto che a leggere quanto inviato alle redazioni dalla Fondazione c’è da gridare al miracolo dal momento che sono bastate le rassicurazioni dell’archistar che “ha espresso la volontà di valorizzare al massimo A.N.I.M.A., evitando il rischio che l’opera sia fagocitata da edilizia di bassa qualità che potrebbe sorgere nelle immediate vicinanze del polo culturale” per chiudere la faccenda. Un lieto fine insperato e davvero molto rapido se paragonato alla mole delle polemiche fin qui fatte. Cos’è accaduto? C’è stato un eccessivo allarmismo da parte della Fondazione? O il nuovo Soprintendente ha voluto, in uno slancio di eccessivo protagonismo, presentarsi così al suo nuovo regno? In entrambi i casi qualcuno, come si dice dalle nsotre parti, se n’è passato.