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Acquasanta, prima abbatte un capriolo durante la caccia al cinghiale, poi lo macella. Denunciato cacciatore

Dovrà rispondere del reato di abbattimento, cattura e detenzione di animali per cui la caccia non è consentita
Pubblicato il 11 Gennaio 2022

I Carabinieri Forestali della Stazione di Acquasanta Terme, nell’ambito di controlli mirati alla verifica del rispetto delle normative che disciplinano la caccia in battuta del cinghiale, hanno accertato l’avvenuto abbattimento, e la successiva macellazione clandestina di un esemplare di giovane capriolo (Capreolus capreolus), durante una battuta di caccia al cinghiale esercitata nel territorio del Comune di Acquasanta. Grazie ad una paziente attività di appostamento, i militari hanno potuto riscontrare la macellazione del giovane ungulato all’interno della cosiddetta “casa di caccia” di una delle squadre regolarmente autorizzate al prelievo dei cinghiali mediante braccata. Le carni appena macellate dell’animale, che erano state occultate nel retro di una baracca, sono state poste sotto sequestro unitamente all’arma utilizzata ed ai resti dell’animale scuoiato.

Il responsabile dell’accaduto è stato denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Ascoli Piceno e dovrà rispondere del reato di “abbattimento, cattura e detenzione di animali per cui la caccia non è consentita”, sanzionato dall’Art. 30/1° comma – lett. h) della Legge 157/1992. Infatti è noto che durante le battute di caccia al cinghiale è vietato “abbattere qualsiasi specie animale diversa dal cinghiale”. Inoltre nella Regione Marche il prelievo del capriolo è consentito soltanto nella forma del “controllo selettivo”, attività disciplinata da specifiche disposizioni normative che prevedono, tra le altre cose, il possesso di specifica abilitazione da parte degli operatori e consentono tale attività solo in determinati periodi dell’anno.

La condotta illecita accertata, oltre a prevedere sanzioni previste dal codice penale, determina anche l’applicazione delle sanzioni disciplinari a carico sia del singolo componente della squadra di caccia resosi responsabile dell’illecito, che dei componenti dell’intera squadra di caccia, così come riportato nel “Disciplinare venatorio regionale per il prelievo del cinghiale in forma collettiva s.v. 2021/2022”. L’azione di vigilanza controllo dei Carabinieri Forestale nei confronti delle squadre di caccia al cinghiale non si limita tuttavia al contrasto del bracconaggio, ma risulta incentrato anche alla verifica del rispetto delle norme venatorie e di sicurezza connesse con l’esercizio delle battute di caccia, teatro, troppe volte, di incidenti anche mortali. Tra gli accertamenti più ricorrenti figurano la verifica del corretto uso degli indumenti ad alta visibilità e del rispetto delle distanze da abitazioni e strade da parte dei cacciatori.

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